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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale La S è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 28Entità Multimediali , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 427

Brano: [...]hi militari che avrebk® condotto al Patto Atlantico (v.).

Con la ricostruzione procedeva intanto la restaurazione del grande capitale monopolistico. La produzione industriale francese raggiunse il livello prebellico, accompagnata dall’aumento dei prezzi, dal moltiplicarsi dei profitti e dalla costante riduzione progressiva del libello dei salari reali. Possenti scioperi, cui parteciparono milioni di lavoratori, si ebbero contro il carovita nella seconda metà del 1947. Nel mese di aprile 1947 fu fondato il partito di De Gaulle (Rassemblement du peuple frangais). Nel maggio 1947, sotto le pressioni reazionarie interne e internazionali, il socialista Ramadier estromise i comunisti dal governo. Nel dicembre

1947 Jouhaux provocò la scissione dei sindacati e creò una nuova centrale sindacale, cui fu dato il nome di Forces Ouvrières. Nel gennaio 1948 la Francia aderì al Piano Marshall, aprendo le porte alla penetrazione massiccia del capitale statunitense in Europa.

Dopo l’allontanamento dei comunisti dal governo, sino al luglio 1951 si impose una coalizione governativa composta dalla S.F.I.O., dal M.R.P., dai radicali e dai radicalsocialisti. Fu il governo della guerra fredda e dell’offensiva antioperaia. Nell'ottobre 1948, contro lo sciopero generale dei minatori, il governo non esitò a impiegare l’esercito.

Il 4.4.1949 la Francia adèrì al Patto Atlantico, al culmine di una intensa campagna propagandistica mirante a convincere i francesi che il tradizionale concetto di sovranità nazionale era da considerarsi superato.

Sotto il governo Bidault (27.10. 1949 24.6.1950) l’aumento delle tasse e del costo della vita, conseguenza della politica militare e in particolare de[...]

[...]l’acciaio.

Nel maggio 1951 fu varata in Francia una nuova legge elettorale che aboliva la rappresentanza proporzionale. Nelle elezioni del 17 giugno i comunisti, pur avendo ottenuto oltre 5.000.000 di voti, videro diminuire, per la nuova legge, da 185 a 103 il numero dei loro deputati. In quelle stesse elezioni i partiti di governo persero voti: il cattolico M.R.P. scese dai 5.000.000 del

1946 a 2.350.000 voti, mentre avanzarono le destre. La S.F.I.O. fu costretta a passare al l'opposizione.

I successivi gabinetti di Pleven (12. 8.1951) e di Edgar Faure (20.1. 1952) aumentarono le tasse sui lavoratori e sui piccoli produttori, e le esenzioni a favore dei monopoli. I prezzi continuarono a salire. Attraverso grandi scioperi unitari i lavoratori riuscirono a ottenere un aumento medio dei salari nella misura del 26,5 per cento.

Un ulteriore spostamento a destra si ebbe col governo defl’indipendente Antoine Pinay (8.3.1952), la cui politica fu poi ripresa e continuata dal conservatore Laniel (28. 6.1953), provocando forti reazioni [...]

[...]delia C.E.D.), con i quali la Francia il 30.12.1954 assunse impegni internazionali in netto contrasto col trattato di alleanza francosovietico del 1944, provocarono da parte sovietica la denuncia di questo trattato.

Nel 1955, mentre un clima di temporanea distensione internazionale annunciava il superamento della guerra fredda, MendèsFrance raggiunse alla Conferenza di Ginevra l’accordo sulla fine della guerra in Indocina. L’accordo prevedeva la spartizione del Vietnam nella Repubblica popolare del Nord e nel Vietnam del Sud, con Laos e Cambogia come Stati indipendenti in seno all’Unione Francese. La guerra, durata 8 anni, era costata alla Francia 92.000 morti, 114.000 feriti e 28.000 prigionieri.

Crescevano intanto le preoccupazioni per la rapida rimilitarizzazione della Germania Occidentale e la pesante invadenza americana nel campo economico europeo. Le elezioni anticipate del gennaio 1956 diedero ai comunisti francesi 5 mi



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 628

Brano: r

Mauthausen

zingari e pregiudicati tedeschi e austriaci in numero imprecisato.

Dei 5.750 italiani, sono stati finora accertati i nominativi di 5.092 caduti.

Vita e morte dei « matausini »

I deportati arrivavano generalmente alla stazione di Mauthausen ammassati in vagoni piombati, assetati e sfiniti dopo giorni e notti di un viaggio da incubo.

Ad accoglierli trovavano le S.S. che, urlando ordini incomprensibili, con i mitra spianati e aizzando cani feroci, li inquadravano per cinque e li avviavano a passo svelto su per la montagna.

La colonna attraversava il villaggio, costeggiava il Danubio e poi girava a destra, lungo un sentiero che si inerpicava per la collina. Le

S.S. obbligavano a tenere un passo di corsa. I vecchi e i malati dovevano essere portati a braccia dai compagni più forti per non finire uccisi.[...]

[...]e, i nuovi arrivati erano mandati alle docce, rapati e rasati in tutto il

corpo. Infine ricevevano due stracci, ciò che rimaneva di vecchie camicie e mutande, un paio di zoccoli e sempre di corsa, insultati e bastonati, erano spinti verso una delle baracche di quarantena.

La prima tappa del calvario era infatti la « quarantena », ossia un periodo di spersonalizzazione del detenuto. Indebolito nel fisico dalla fame e dal freddo, umiliato dalla sporcizia, divorato dai parassiti, moralmente abbattuto dalle continue percosse e dagli insulti, il detenuto sentiva il suo cervello annebbiarsi. Gli aguzzini, terrorizzando, fustigando, torturando e impiccando con i più futili pretesti, Io ammonivano che disubbidire era la morte. Ammalarsi significava essere destinati al crematorio.

La sveglia veniva data alle 5. Un surrogato di caffè senza zucchero era la prima colazione. A mezzogiorno, una zuppa di verdure essiccate e di rape cotte nell’acqua. La sera, circa trecento grammi di pane con un cucchiaino di margarina o di ricotta e una sottile fetta di salame. In tutto, la razione individuale poteva raggiungere le 1.000 calorie al giorno. Poiché per sopravvivere in quelle condizioni climatiche e igieniche ne sarebbero occorse almeno 3.000, i deportati si consumavano finché il loro fisico aveva qualche riserva. Poi era la morte.

I regolamenti del lager prescrivevano due appelli quotidiani. Perfettamente incolonnati per 5, i deportati dovevano stare in piedi sulì’AppelIplatz tre o quattro ore al giorno sotto la neve, il vento o la pioggia; [...]

[...]vvivere in quelle condizioni climatiche e igieniche ne sarebbero occorse almeno 3.000, i deportati si consumavano finché il loro fisico aveva qualche riserva. Poi era la morte.

I regolamenti del lager prescrivevano due appelli quotidiani. Perfettamente incolonnati per 5, i deportati dovevano stare in piedi sulì’AppelIplatz tre o quattro ore al giorno sotto la neve, il vento o la pioggia; poi dovevano marciare, fare ginnastica, portare pietre. La sera, verso le ore venti, erano messi a dormire in 4 o in 6 su un solo pagliericcio, largo non più di 80 centimetri e lungo un metro e novanta.

I deportati riuscivano a dormire solo per lo sfinimento. Ma spesso erano risvegliati nel cuore della notte dal capriccio del capoblocco che, per esempio, aveva deciso di farli radere. Allora 78 uomini dovevano radere i loro 500600 compagni di baracca. Tutti dovevano attendere in piedi il loro turno e solo a rasatura finita di tutti era permesso tornare sul pagliericcio. Poco più tardi poteva capitare d’essere nuovamente risvegliati per il control

[...]

[...]. Allora essi avrebbero eseguito automaticamente qualsiasi ordine, perfino quello di andare a raccogliere un berretto gettato da un kapò sul filo spinato percorso da corrente ad alta tensione che recingeva un lato del lager. Era un ordine di morte, ma i deportati obbedivano perché era preferibile una morte repentina e immediata alla prospettiva di soccombere sotto atroci torture o affogati in un secchio d’acqua o appesi per i polsi legati dietro la schiena.

Resi così docili e spersonalizzati, i deportati andavano al lavoro: alle cave di pietra fino all’aprile 1942,

o anche nelle officine belliche di uno dei kommandos dipendenti dopo tale data. Il lavoro era organizzato in modo caotico, ma sempre con un ritmo forsennato. Bisognava eseguire alla perfezione gli ordini che venivano impartiti in tedesco e talvolta magari in polacco, lingua incomprensibile per la maggior parte dei deportati, perché ogni errore era considerato un sabotaggio. Le punizioni potevano andare da 25 vergate sulla schiena fino all’impiccagione. Dopo dodici ore di [...]

[...]a fino all’aprile 1942,

o anche nelle officine belliche di uno dei kommandos dipendenti dopo tale data. Il lavoro era organizzato in modo caotico, ma sempre con un ritmo forsennato. Bisognava eseguire alla perfezione gli ordini che venivano impartiti in tedesco e talvolta magari in polacco, lingua incomprensibile per la maggior parte dei deportati, perché ogni errore era considerato un sabotaggio. Le punizioni potevano andare da 25 vergate sulla schiena fino all’impiccagione. Dopo dodici ore di lavoro i deportati tornavano al lager letteralmente distrutti. Ai sopravvissuti incombeva l’obbligo di portare a spalla i cadaveri di coloro che erano morti durante la giornata, per accatastarli davanti al forno crematorio in perenne attività. Quanto poteva resistere un deportato a Mauthausen? Forse, in media, due o tre mesi.

Ma si tratta di un calcolo astratto, perché spesso il capriccio di una S.S. costava la vita a dieci o venti uomini. La S.S. chiedeva a un kapò: « Di quanti pezzi è composta la tua squadra? » (il deportato era considerato[...]

[...]di lavoro i deportati tornavano al lager letteralmente distrutti. Ai sopravvissuti incombeva l’obbligo di portare a spalla i cadaveri di coloro che erano morti durante la giornata, per accatastarli davanti al forno crematorio in perenne attività. Quanto poteva resistere un deportato a Mauthausen? Forse, in media, due o tre mesi.

Ma si tratta di un calcolo astratto, perché spesso il capriccio di una S.S. costava la vita a dieci o venti uomini. La S.S. chiedeva a un kapò: « Di quanti pezzi è composta la tua squadra? » (il deportato era considerato un « pezzo », non un uomo), « Cento, signor comandante », rispondeva il kapò scattando sull’attenti e togliendosi il berretto. « Se per stasera non ne procuri almeno venti per il crematorio, passerai per il camino ». Colloqui di questo genere furono testimoniati ai processi celebrati a carico di alcuni aguzzini.

Liberazione di Mauthausen

Quando, nel marzo 1945, l'Armata Rossa a est e la 3a Armata ame

629



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 206

Brano: Olanda

vo fu H. Gerhard (18291886), un sarto che subì parecchie persecuzioni. Egli cercò di organizzare i lavoratori tessili, ma questo tentativo venne soffocato dalla repressione dopo il 1872. Rappresentante, insieme a V. Dave, della sezione olandese al Congresso dell'lnternazionale dell’Aia (settembre 1872), Gerhard votò contro l'espulsione di Bakunin e dei giurassiani. Nel 1878 egli fu il principale fondatore dell’Associazione socialdemocratica di Amsterdam.

Nel 1879 Ferdinand Domela Nieuwenhuis (18461919), un pastore luterano che in quello stesso anno aveva lasciato la Chiesa, cominciò a pubblicare all’Aia il giornale Rechi voor Alien (Giustizia per tutti). Egli divenne ben presto una personalità famosa, che passerà alla storia addirittura come il « liberatore » del proletariato olandese, e di fatto fu ispiratore, org[...]

[...]dell’Aia (settembre 1872), Gerhard votò contro l'espulsione di Bakunin e dei giurassiani. Nel 1878 egli fu il principale fondatore dell’Associazione socialdemocratica di Amsterdam.

Nel 1879 Ferdinand Domela Nieuwenhuis (18461919), un pastore luterano che in quello stesso anno aveva lasciato la Chiesa, cominciò a pubblicare all’Aia il giornale Rechi voor Alien (Giustizia per tutti). Egli divenne ben presto una personalità famosa, che passerà alla storia addirittura come il « liberatore » del proletariato olandese, e di fatto fu ispiratore, organizzatore e capo del primo movimento socialista in Olanda: la SociaalDemocratische Bond (S.D.B., Unione democratica socialista). Il giornale di Nieuwenhuis, diventato organo delTUnione, propagandava un socialismo di tipo rivoluzionario, lottava per il suffragio universale (che sarà introdotto in Olanda soltanto nel 1917) e attaccava duramente la monarchia. Molti attivisti della S.D.B. vennero da quel momento arrestati, compreso l’ex pastore Nieuwenhuis che, nel 1886, fu carcerato per « lesa maestà ». Nonostante le repressioni, il movimento socialista si diffuse rapidamente e negli anni Ottanta del secolo la S.D.B. diventò un partito assai stimato nel quadro del socialismo europeo. Rifiutando il riformismo e il parlamentarismo, i socialisti olandesi passarono in grande maggioranza all’anarchismo. Nel 1885 apparvero i primi periodici anarchici (tra cui il noto Anarchist) e, contrariamente agli altri paesi nordici, dove negli anni Novanta l’anarchismo divenne un movimento minoritario, nei Paesi Bassi esso scavalcò il vecchio partito socialista e rimase forte nel successivo ventennio, pur attraversando una crisi tra il 1891 e il 1897.

Nel 1894 venne fondata in Olanda la SociaalDemocratische Arbeide[...]

[...], i socialisti olandesi passarono in grande maggioranza all’anarchismo. Nel 1885 apparvero i primi periodici anarchici (tra cui il noto Anarchist) e, contrariamente agli altri paesi nordici, dove negli anni Novanta l’anarchismo divenne un movimento minoritario, nei Paesi Bassi esso scavalcò il vecchio partito socialista e rimase forte nel successivo ventennio, pur attraversando una crisi tra il 1891 e il 1897.

Nel 1894 venne fondata in Olanda la SociaalDemocratische Arbeiders Partii (S.D.A.P., Partito operaio socialdemocratico), sul modello della socialdemocrazia tedesca e con un programma ispirato a quello di Erfurt del 1891. I maggiori esponenti di questo partito furono A.H. Gerhard (18581948), H, van Kol (18521925), W.H. Vliegen (18621947), F. van Der Goes (18611939)

e PJ. Troelstra (18601930). Quest’ultimo e altri due socialdemocratici nel 1897 vennero eletti alla Camera dei deputati. Nel 1901 gli eletti salirono a 7.

Il decennio 1890 fu durissimo: sui lavoratori olandesi si abbatterono le conseguenze di una crisi agricola e industriale che provocarono aspre lotte sociali nei Nord del paese e spinsero numerosi operai su posizi[...]

[...]F. van Der Goes (18611939)

e PJ. Troelstra (18601930). Quest’ultimo e altri due socialdemocratici nel 1897 vennero eletti alla Camera dei deputati. Nel 1901 gli eletti salirono a 7.

Il decennio 1890 fu durissimo: sui lavoratori olandesi si abbatterono le conseguenze di una crisi agricola e industriale che provocarono aspre lotte sociali nei Nord del paese e spinsero numerosi operai su posizioni insurrezionali. Nel 1897 Nieuwenhuis pubblicò la sua maggiore opera teorica [Il socialismo in pericolo) e l’anno seguente egli abbandonò la S.D.B. per dare vita al giornale libertario De Vrije Sodatisi (Il socialista libero). La S.D.B., fortemente indebolita, nel 1900 decise di fondersi con la S.D.A.P., mentre le redazioni di diversi giornali locali e regionali seguivano Nieuwenhuis,

La lotta fra le due correnti socialiste del movimento operaio fu sempre molto accesa: da un lato Nieuwenhuis accusava i parlamentari di aver tradito la causa operaia, mentre da parte loro i riformisti attaccavano l’ex pastore sul piano personale. Ai sindacati originariamente strutturati solo su basi confessionali (cattolici o protestanti), si aggiunse nel 1893 un sindacato di ispirazione socialistarivoluzionaria, il Nationaal ArbeidsSecretariaat [N.A.S., Segretariato nazionale del Lavoro), fondato da [...]

[...]ioperi duri. La realtà sociale ed economica dell’Olanda soprattutto ad Amsterdam, con le sue fabbriche, il porto e i cantieri navali, favoriranno d’altra parte questa tattica del sindacalismo rivoluzionario. L’influenza anarchica si farà sentire anche nel campo della lotta antimilitarista: proprio ad Amsterdam venne fondata, nel 1904, la prima Associazione internazionale antimilitarista (I.A.M.V.).

Marxismo radicale

Il piatto riformismo della S.D.A.P. spinse un gruppo di militanti raccoltosi intorno alla rivista Die Tribune a costituire una corrente marxista radicale, i principali esponenti della quale erano D. Wijnkoop (18761941), l’astronomo A. Pan

nekoek (v.) e il ben noto poeta H. Gorter (18641927). Espulsa dalla S.D.A.P, nel 1908, l’anno successivo questa corrente diede vita alla SociaalDemocratische Parti} [S.D.P., Partito socialista democratico) che, nel 1918, si trasformerà in Partito comunista. Tra il 1911 e il 1913 la S.D.A.P. continuò a estendersi, sia come iscritti che come numero di voti, fino a conquistare 19 seggi in Parlamento.

L’Olanda non fu direttamente coinvolta nella Prima guerra mondiale. Di ciò poterono fortemente avvantaggiarsi le classi possidenti, mentre si determinava nel paese una più esasperata polarizzazione sociale per il rialzo dei prezzi, la penuria di beni di prima necessità e la disoccupazione operaia. In tre anni il numero degli aderenti al N.A.S. (al quale avevano aderito anche i socialisti radicali della S.D.P.) passò da 10.000 a 30.000. L’I.A.M.V. fu molto attiva e, contro la [...]

[...] fino a conquistare 19 seggi in Parlamento.

L’Olanda non fu direttamente coinvolta nella Prima guerra mondiale. Di ciò poterono fortemente avvantaggiarsi le classi possidenti, mentre si determinava nel paese una più esasperata polarizzazione sociale per il rialzo dei prezzi, la penuria di beni di prima necessità e la disoccupazione operaia. In tre anni il numero degli aderenti al N.A.S. (al quale avevano aderito anche i socialisti radicali della S.D.P.) passò da 10.000 a 30.000. L’I.A.M.V. fu molto attiva e, contro la militarizzazione del paese, si ebbero centinaia di obiettori di coscienza. Durante i 51 mesi di guerra la tiratura del giornale De Wapens neder (Abbasso le armi) raggiunse le centinaia di migliaia di copie.

Primo dopoguerra

Quando, nel novembre 1918, esplose in Germania il movimento rivoluzionario, gli effetti si allargarono all’Olanda: una parte dei dirigenti riformisti, a cominciare da Toelstra, si spostò a sinistra incitando i lavoratori olandesi a seguire l’esempio tedesco. Si ebbero scioperi e tumulti soprattut[...]

[...]i ebbero scioperi e tumulti soprattutto a Rotterdam, che per alcuni giorni rimase praticamente in mano ai dimostranti. Ma Toelstra fu immediatamente sconfessato dagli altri dirigenti socialisti e il governo potè facilmente reprimere le agitazioni, riportando l’ordine in Olanda, I sindacati sfruttarono l’occasione per ottenere il riconoscimento della giornata lavorativa di 8 ore e diverse leggi di assistenza sociale.

In quello stesso anno 1918 la S.D.P. si trasformò in Partito comunista e nel 1919 aderì alla Terza Intenazionale. Il meccanico S. Rutgers, delegato olandese al i Congresso dell’I.C., fu incaricato di organizzare ad Amsterdam un ufficio del Comintern per l’Europa occidentale. Nel febbraio 1920 fu qui convocata una conferenza internazionale con partecipanti europei e americani, ma la riunione dovette sciogliersi per intervento della polizia. L’Internazionale stessa, quan



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 363

Brano: [...]ermania.

Nel carcere, gli aguzzini tedeschi e fascisti operarono con assoluta discrezionalità di metodi vessatori e repressivi, praticando sovente la tortura.

Esiste ormai una vasta memorialistica di antifascisti passati per questo carcere, del quale hanno poi descritto gli aspetti più duri, ma in qualche caso anche gli episodi di umanità dei quali furono sporadicamente protagonisti talune guardie e le suore cui era affidata la custodia della sezione femminile.

Da San Vittore furono prelevati i 15 patrioti trucidati a Piazzale Loreto (v.) e i numerosi altri uccisi per rappresaglia dai fascisti a Milano. Tra le più note personalità della Resistenza che uscirono fortunosamente da quelle mura verso la fine della guerra, furono il vicecomandante del C.V.L. Ferruccio Farri (v.), liberato grazie a uno scambio di prigionieri concordato con il Comando germanico, e il generale Alessandro Trabucchi, comandante dei partigiani del Piemonte, catturato a Torino ai primi dell'aprile 1945, Egli potè uscire dal carcere al momento dell'insurrezion[...]

[...]stinguersi poi anche nelle fila del Movimento Sociale e in veste di deputato al Parlamento della Repubblica). La ribellione, che con tutta evidenza aveva trovato all'esterno del carcere appoggi e mezzi per

essere attuata, potè essere stroncata soltanto con l’intervento di un reparto di artiglieria deH’esercito, che bombardò gli edifici occupati dai rivoltosi.

M.Gi.

Sanzioni

In campo internazionale, provvedimenti previsti dal patto della Società delle Nazioni (v.) nei confronti di quegli Stati membri ritenuti colpevoli di aggressione contro altri Stati membri. Sanzioni economiche nei confronti dell'Italia fascista ebbero inizio formale il 18.11.1935 e furono revocate il 4.7.1936, con il che fu in realtà “sanzionata” l'occupazione italiana 6e\V Etiopia (v.).

Le “sanzioni" contro l'Italia

Le sanzioni nei confronti dell’Italia furono decise dalla Società delle Nazioni, su istanza del governo di Addis Abeba, subito dopo l’inizio dell'invasione (3.10.1935) e, su indicazione di un Comitato designato dall’Assemblea, furono applicate a partire dal 18 novembre, formai* mente da 52 paesi. Sulla base dello statuto di Ginevra e con una procedura particolarmente rapida (del tutto nuova, ma rispettosa dei principi societari) sotto il principale impulso della Gran Bretagna, l'Italia era stata riconosciuta responsabile di aggressione all'Etiopia. La delibera politica (7 ottobre) e la conseguente entrata in vigore delle sanzioni furono un aspetto del[...]

[...] rispettosa dei principi societari) sotto il principale impulso della Gran Bretagna, l'Italia era stata riconosciuta responsabile di aggressione all'Etiopia. La delibera politica (7 ottobre) e la conseguente entrata in vigore delle sanzioni furono un aspetto della complicata partita internazionale che da tempo si stava giocando intorno al previsto conflitto italoetiopico.

All'Inghilterra, alla Francia e ai paesi della Piccola Intesa premevano la sicurezza e gli equilibri europei, in quanto un successo di Mussolini in Africa si sarebbe convertito in Europa in una maggior presa, come poi avvenne (soprattutto per iniziativa e sotto l’egemonia germanica) della politica di “revisione” dei trattati postbellici, garantiti appunto dalla Società delle Nazioni. Quest'ultima era premuta inoltre dall’esigenza di non perdere compietamente la faccia dopo gli insuccessi registrati in Sudamerica, dove si era appena conclusa la cosiddetta guerra del Chaco tra Paraguay (v.) e Colombia, e nel conflitto cinonipponico per la Manciuria (v.). Da parte italiana, nonostante la voce grossa fatta dalla propaganda fa

scista, non v'era peraltro l'intenzione di rompere i ponti con la S.d.N., tanto è vero che il seggio italiano a Ginevra sarà abbandonato molto più tardi, nel dicembre 1937, dopo che la questione etiopica era stata pienamente risolta.

Mentre, di fronte all’impresa fascista in Etiopia, il governo francese di Lavai teneva una posizione moderata e intermedia, sostanzialmente favorevole all'Italia, la Gran Bretagna aveva mobilitato la flotta nel Mediterraneo: una forza imponente di 144 navi da guerra, per 800.000 tonnellate.

Una « superiorità schiacciante », come scrisse Pietro Badoglio — allora capo di stato maggiore generale — al capo del governo, ammonend[...]

[...] politicodiplomatico, nei confronti degli ex alleati occidentali, oltre che sul teatro di guerra. Qui erano necessari immediati e decisivi successi, ma al contempo si trattava di evitare da parte del governo inglese il pericolo di “sanzioni militari” (la chiusura del canale di Suez o un blocco navale).

Un dispaccio di Mussolini del 20.10.1935 a Emilio De Bono, comandante il corpo di spedizione in Africa, chiariva il punto di vista italiano: « La S.d.N. ha deciso di raccomandare ai Governi di adottare varie sanzioni contro l'Italia. Ci sono dei Governi che adotteranno al cento per cento le raccomandazioni leghiste; altri le adotteranno al cinquanta per cento; altri ancora non ne faranno nulla, senza contare gli Stati fuori della Lega, come Brasile, Germania, Giappone, Stati Uniti. Non credo che le sanzioni economiche avranno un’influenza sulle nostre operazioni militari o sulla resistenza del popolo italiano [...] Esiste un pericolo tuttavia, e cioè che, vista l'inefficienza delle sanzioni economiche, si passi a quelle di carattere mili[...]

[...].) gli italiani avevano sondato gli intendimenti britannici ed erano venuti a sapere che le misure navali disposte da Londra non avevano alcuna intenzione « aggressiva », essendo di natura « esclusivamente precauzionale ». In quello stesso quadro andavano quindi valutate, nei loro limiti, anche le sanzioni economiche dei “52 Stati”, intorno alle quali i due schieramenti sollevavano tanto clamore.

Vantaggi per il fascismo

Fra gli aderenti alla Società delle Nazioni, quattro paesi si dissociarono apertamente dalla maggioranza sanzionista: Austria e Ungheria, che avevano notevoli commerci con l’Italia; Albania e Paraguay. Nel caso

363


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La S, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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